L’Alleghe hockey con grande gioia si complimenta di cuore con l’indimenticato Bruce Cassidy, che da coach dei Golden Knights di Las Vegas ha conquistato la Stanley Cup 2023, il più importante trofeo nel panorama hockeistico mondiale. La squadra del Nevada, al suo sesto anno di NHL (anche questo è un record) ha battuto 4-1 nella serie di finale, al meglio delle sette sfide, i Florida Panthers, aggiudicandosi così per la prima volta nella propria storia l’ambitissima coppa.
Cassidy, canadese di Ottawa classe ‘65, da giocatore ha lasciato un ricordo indelebile in riva al lago. Nelle tre stagioni sotto al Civetta, tra il 1990 e il 1993, ha mostrato tutta la sua classe. Difensore propenso al gioco offensivo, in 148 gare disputate con la casacca biancorossa ha messo a referto ben 275 punti suddivisi in 88 marcature e 187 assist. Bruce, considerato da molti uno dei più forti giocatori ammirati ad Alleghe, ha anche contribuito alla conquista dell’Alpenliga nella stagione 1992/1993, al fianco dell’allora capitano biancorosso Paolo De Biasio. E proprio Paolo ci apre il suo libro dei ricordi: Cassidy è stato un eccezionale compagno di squadra, nei tre anni che ha passato ad Alleghe sedevamo nello spogliatoio uno accanto all’altro. Sul ghiaccio giocavamo in linea assieme e per me è sempre stato un onore giocare con lui, perché era un signore dentro e fuori dal ghiaccio. È stato un gran giocatore ma purtroppo gli infortuni non gli hanno permesso di arrivare dove avrebbe meritato. Proprio l’anno scorso a luglio ci siamo scambiati i saluti via WhatsApp e mi disse di aver appena firmato come head coach per i Las Vegas. Le sue capacità di allenatore già si intravedevano trent’anni fa, lui era uno che osservava tanto e ascoltava molto. Secondo me in tutta la sua carriera da giocatore ha sempre “rubato” qualcosa ai suoi allenatori, come d’altra parte chi vuole allenare deve fare per migliorarsi. Anch’io tutt’ora a sessant’anni guardo con interesse quello che fanno i miei colleghi, per perfezionare il mio stile e Bruce già allora era un perfezionista. Giocando con lui mi ha dato tanto come giocatore, nonostante fossi cinque anni più grande di lui, molti suoi consigli mi hanno sicuramente aiutato a migliorarmi. Ho potuto apprezzare tante sue doti, sul ghiaccio era un difensore molto offensivo, per questo giocavamo assieme, perché io al contrario ero un difensore e basta. Nello spogliatoio non era uno per così dire appariscente, era capace di imporre la sua presenza senza imporla, non parlava molto ma riusciva a far rendere la squadra e a tenerla unita, insomma non un leader alla Larson che imponeva il proprio carattere ma un leader a modo suo, sempre un esempio per tutti. Fuori dal ghiaccio non era timido ma anche lì parlava poco e quando lo faceva non era mai banale, pur sapendo di essere bravo non lo ha mai fatto pesare né a me personalmente né ai compagni di squadra. Con il suo carisma ci aiutava in campo e anche fuori se poteva. Ad Alleghe ci sono stati tanti bravissimi giocatori, ma non c’è dubbio che Cassidy possa essere considerato uno dei migliori arrivati in riva al lago, non per lo straordinario risultato ottenuto da allenatore in NHL ma per la professionalità che ha dimostrato sul ghiaccio e per quello che è stato per Alleghe. Un po’ come Matt Cullen per Cortina, arrivato in Italia per giocare ad hockey e fare la differenza, non per il così detto “hockey spaghetti”, giocatori con nomi importanti arrivati nel nostro paese solo per farsi una scampagnata. Mi viene in mente quella volta che nello spogliatoio seduti uno accanto all’altro, io con la maglia numero 4, Silvano Da Pian con la 14 e Bruce con la 24, mi chiese quando avessi intenzione di smettere di giocare perché voleva il mio numero (lui aveva sempre giocato con il 4) e ad Alleghe aveva dovuto scegliere il 24 perché 4 e 14 erano già occupati. Gli dissi di non preoccuparsi che prima o poi avrei smesso così avrebbe avuto il suo numero, ci facemmo una risata e andammo avanti a giocare. Cassidy lo ricordo veramente come un grande amico, un grande giocatore ed è diventato anche un grande allenatore. Anche lui ha fatto tutti i passi partendo dalle giovanili, continuando imperterrito nonostante alti e bassi ma senza mai demoralizzarsi, riuscendo ad arrivare dove ogni giocatore ed allenatore che pratica hockey vorrebbe arrivare. Sono contento per il grandissimo traguardo che ha meritatamente raggiunto e sono felice anche per Alleghe, perché sicuramente nella sua vittoria c’è un po’ di Alleghe e gli auguro che questo possa essere solo l’inizio…
Roberto Miana